La collaborazione virtuosa tra Intelligenza Artificiale e Blockchain.
La collaborazione virtuosa tra Intelligenza Artificiale e Blockchain.
“Siamo entrati in questo teatro oggi con almeno una certezza: l’essere umano è l’essere senziente più evoluto del sistema solare. Non c’è nessun essere vivente in grado di creare strutture economiche, culturali e sociali così complesse come gli esseri umani. Questa certezza è talmente radicata in noi che pensiamo di essere fuori da una corsa evolutiva delle specie e quindi aver raggiunto un traguardo cognitivo non più raggiungibile da nessun essere vivente. Siamo sicuri che sia così? In realtà, noi stessi stiamo contribuendo a creare un’intelligenza, quella artificiale, che potrebbe superarci presto o tardi.
Fino agli anni 50 molti studiosi e ricercatori si sono dedicati all’Intelligenza Artificiale per creare delle macchine che potessero risolvere dei problemi molto complessi, quindi che non eravamo in grado di risolvere in altre maniere. Queste intelligenze si basano fin d’allora su modelli matematico-statistici in grado di fornire gli elementi computazionali in uno specifico dominio, così che la macchina possa apprendere quel dominio, fare delle categorizzazioni e dare delle previsioni rispetto a degli scenari che noi gli presentiamo.
Ora, non suona molto intelligente come definizione, però è quello che le macchine fanno in questo momento. Quello che gli attribuisce intelligenza siamo noi: quando vediamo un comportamento intelligente pensiamo che quell’agente effettivamente lo sia. In realtà tutta l’Intelligenza Artificiale in questo momento si basa fondamentalmente sulla capacità computazionale. Quindi questi oggetti hanno una capacità computazionale enorme.
Questo tipo di intelligenza artificiale viene chiamata intelligenza artificiale debole, in contrapposizione con il concetto di intelligenza artificiale forte, dove si teorizza la possibilità di far ragionare delle macchine, dar loro autocoscienza, e farle ragionare in maniera simile all’essere umano. Questi due concetti hanno varie sfumature di intelligenza che possiamo identificare. La prima sono le macchine reattive che sono il primo stadio di questo tipo di intelligenze.
Cosa riescono a fare?
Riescono ad analizzare un dominio, estrarre un ventaglio di possibilità e scegliere quella migliore per uno scopo specifico.
Pensate a Deep Blue, che è forse una delle prime e più famose intelligenze artificiali di IBM, che ha sconfitto il campione mondiale di scacchi, Kasparov, già nel 96 quando Kasparov, solo qualche anno prima, aveva battuto 32 computer contemporaneamente. Quindi comincia ad aumentare la capacità di calcolo e l’anno scorso Google tira fuori AlphaGo che è un’intelligenza artificiale che gioca a Go.
Go è un gioco molto più complesso degli scacchi e si pensava che AlphaGo non potesse battere un essere umano. Invece l’anno scorso Lee Sedol, che è il campione Sud Coreano, è stato battuto da questa macchina. Ne è uscita un’altra giusto qualche mese fa che si chiama AlphaGo Zero che per la prima volta riesce ad apprendere da sola: mentre AlphaGo si basava sull’esperienza umana, per battere gli esseri umani,
AlphaGo Zero si basa sulla sua sola esperienza. Ha giocato in tre giorni qualcosa come 300 milioni di partite e adesso straccia qualunque versione precedente di Alfa Go. Quindi questa è la tipica Intelligenza Artificiale che abbiamo in questo momento. Le prossime sono quelle che vengono chiamate Intelligenze Artificiali a memoria limitata.
Cosa fanno queste Intelligenze?
Iniziano a percepire il mondo che li circonda. Quindi vengono dotate di sensori con cui riescono a creare una rappresentazione abbastanza affidabile dello spazio e del tempo. Hanno una memoria limitata quindi non riescono a mantenere, come il cervello, queste esperienze, ma possono comunque interagire in maniera molto più sofisticata. Questo esempio è una macchina a guida autonoma ed è quello che si avvicina di più in questo momento a questo tipo di intelligenze.
Abbiamo poi una tipologia di cui non abbiamo ancora esempi che sono macchine che si riferiscono alla teoria della mente. Quindi aggiungiamo una caratteristica: percepisco il mondo, capisco spazio e tempo e qui capisco anche che ho degli agenti intelligenti che non sono degli oggetti fisici e quindi hanno dei pensieri, delle emozioni e delle motivazioni.
Devo quindi agire di conseguenza, inizio a interagire con l’essere umano in contesti sociali e culturali diversi, e con le emozioni: capisco quando l’essere umano non vuole essere scocciato, se è arrabbiato o felice. L’ultimo stadio di Intelligenza Artificiale è quello delle Intelligenze Artificiali autocoscienti.
Qui siamo lontanissimi da arrivare a questo punto, tant’è che non comprendiamo bene nemmeno la coscienza umana o che cosa significa “autocoscienza”, qui è ancora una tabula rasa.
Quindi ci stiamo concentrando sul perfezionamento delle macchine reattive e sull’evoluzione di quelle a memoria limitata. Non sono solo intelligenze artificiali da laboratorio o da gioco e sperimentazione. Parliamo di intelligenze artificiali che voi avete già, le state già usando. Avete un portale verso questa Intelligenza Artificiale che è il vostro smartphone.
Vi fa accedere ad assistenti virtuali come Siri, Cortana, Google Now… Questo tipo di assistenti virtuali si basa su algoritmi di Machine Learning con in più degli algoritmi di analisi comportamentale per personalizzare la risposta sulle vostre esigenze. Anche qui ci si basa essenzialmente sulla capacità computazionale e in più sui dati.
I dati sono molto importanti perché queste intelligenze artificiali, come la maggior parte del futuro, si baseranno su dati prodotti da voi. Voi siete il carburante di queste intelligenze, sia per perfezionarle, sia per farle evolvere. Quindi abbiamo un sacco di dati che sono nostri che vengono messi a disposizione di macchine e controllate da soggetti molto specifici in particolare le “big company” dell’industria informatica.
Con un passo proattivo di autoregolamentazione molte di queste Industrie Hi-Tech hanno detto: “Ok, facciamo una partnership, dimostriamo che l’intelligenza artificiale è una cosa bella e positiva, ci si può fare un sacco di cose, ed elenchiamo delle linee guida che noi seguiremo in modo che siamo sicuri che queste intelligenze artificiali faranno quello che serve”. In questo modo si cerca di non sterilizzare un mercato nascente e molto promettente.
LA PAROLA DI TESLA
Un filino contro a questa opinione è questo signore, che vi cito perché dice cose interessanti anche se lo ho tradotto, “Sono a contatto con Intelligenza Artificiale veramente d’avanguardia … e penso che le persone… dovrebbero essere davvero preoccupate a riguardo. Continuo a suonare il campanello d’allarme, ma fino a quando le persone non vedranno robot in giro per le strade non sapranno come reagire perché tutto appare così vago” e ancora “L’Intelligenza Artificiale… è un raro caso in cui abbiamo bisogno di essere proattivi nella regolamentazione invece che reattivi. Io penso che nel momento in cui saremo reattivi nella regolamentazione… dell’Intelligenza Artificiale, sarà troppo tardi.”
Questo lo dice Elon Musk, che per i pochi che non lo conoscessero è un visionario, contemporaneo, imprenditore l’uomo che è dietro ad aziende straordinarie come SpaceX che per la prima volta nella storia è stata in grado di realizzare razzi riutilizzabili quindi aprendo l’esplorazione spaziale e la colonizzazione di altri pianeti per il genere umano.
Ha fondato aziende tipo Tesla che si concentra sul rendere tutta l’energia del mondo come sostenibile facendo centrali solari a energia pulita e realizzando ad esempio le prime macchine elettriche a guida autonoma, quindi uno che di tecnologie e previsioni se ne intende. Questa frase l’ha detta di fronte al governo americano in un’audizione pubblica proprio per sensibilizzare, ed è raro per un imprenditore americano, sostiene che ci vuole un controllo che venga assolutamente anteposto all’innovazione.
Ovviamente Mask non si immagina i Terminator che si rivoltano all’essere umano non c’è assolutamente bisogno di arrivare fino a là. Il punto è che le Intelligenze Artificiali non occorre che siano intelligenti per fare cose straordinarie, almeno per il concetto di intelligenza che intendiamo noi. Il punto è che le intelligenze si stanno concentrando nelle mani di pochissimi soggetti e diventano quindi un’arma assolutamente potente verso la quale superato un certo punto non ci potremmo più ribellare.
Ma come è fatta sostanzialmente un’Intelligenza Artificiale?
Ci sono tantissimi modi per farla. Quelli più efficienti prevedono l’interazione di un’infinità di sistemi, sistemi che interagiscono tra di loro, elaborano dati e danno risultati quindi immaginiamo dei sensori, delle lavorazioni e degli attuatori. Questo tipo di architetture ha bisogno di un sacco di caratteristiche tecniche.
LE CARATTERISTICHE
Parliamo di affidabilità dei dati, certificazione, velocità, banda, … tutta una serie di cose che noi effettivamente possiamo ritrovare in qualcosa che abbiamo già e cioè la rete Internet. Internet nasce come una rete distribuita. Purtroppo nel tempo, per questioni pratiche prima e opportunistiche poi, pian piano diventa una rete sempre più centralizzata quindi dove dei soggetti generano, monitorano e gestiscono praticamente tutto il traffico mondiale.
Con l’aumento della qualità di servizi che Internet offre, si ha un aumento spasmodico di utenti. Cosa succede? A questo punto i tecnici dicono: “Non ce la facciamo, l’infrastruttura non regge”. Cosa si fa? Si centralizza ancora di più.
Quindi quello che adesso voi chiamate “cloud” in realtà sono dei giganteschi centri di elaborazione dati che gestiscono praticamente quasi la totalità dell’IT mondiale accentrando un potere incredibile. Ora fortunatamente in parallelo a questo tipo di tendenza, sono nate le tecnologie che noi chiamiamo “peer-to-peer” e quindi “tra pari” che permettono di non passare da dei server centrali per poter fare un’interazione.
Ad esempio il file-sharing, che è la condivisione di file, oppure la messaggistica o lo streaming video. Ora, questo tipo di tendenza, che prima era limitata a una scelta morale, piuttosto che di filosofia di privacy e trasparenza dell’informazione, ormai sta diventando indispensabile come approccio architetturale perché il numero di device connessi sta aumentando esponenzialmente.
Stiamo parlando di decine di miliardi di device che si inseriranno in questa rete come utenti e vorranno interagire. Quindi quell’infrastruttura comunque non reggerà.
LE ARCHITETTURE DECENTRALIZZATE
Quindi stiamo andando verso delle architetture decentralizzate. Cosa significa?
Significa andare a lavorare su un’architettura la prima e quella più famosa e più potente in questo momento che si chiama “Blockchain”. La Blockchain è stata resa famosa negli ultimi anni, in particolare dai Bitcoin, che sono una criptovaluta che ha inventato la Blockchain per i suoi scopi. Cosa si può fare con una Blockchain? Per i non tecnici: immaginatevi un libro mastro di informazioni, in cui ogni attore può scrivere qualcosa.
La cosa importante è che non serve un’entità centrale per governare questo tipo di rete. Quindi le informazioni possono essere scritte, validate e confermate senza bisogno di un’autorità centrale. Questo tramite meccanismi di consenso distribuito.
È molto importante il concetto di consenso proprio perché si responsabilizzano i nodi e si evita di andare ad affidarsi ai singoli soggetti. Ora, questo tipo di architettura prevede la possibilità di scrivere sia dei dati, ad esempio io dò tot Bitcoin a qualcuno, quindi una semplice transazione finanziaria, ma soprattutto si possono anche creare dei piccoli programmi.
La differenza con i programmi tradizionali è che qui io so esattamente cosa il programma farà a fronte di un determinato evento. Vi faccio un esempio semplicissimo: potrei scrivere un programma che paga un premio assicurativo a fronte il verificarsi di un sinistro. Questa cosa che adesso viene fatta da 300 soggetti ed è passibile di modifiche, qui non lo sarebbe.
In più questo tipo di reti si basa su una crittografia ai massimi livelli attuali, quindi tutto quello che fate con la vostra carta di credito, l’accesso ai siti bancari piuttosto che la messaggistica online, queste tecnologie lo fanno con un grado di sicurezza ancora maggiore e sono già alcune pronte per affrontare il problema della crittografia quantistica e cioè la capacità di resistere ai computer quantistici che sono il prossimo stadio evolutivo dei computer.
Avendo questo tipo di rete cosa possiamo fare?
A questo punto possiamo immaginare la creazione di un’Intelligenza Artificiale che vada ad utilizzare dei programmi, che si chiamano contratti intelligenti, trasparenti e che vincolino quello che un’Intelligenza Artificiale può fare, definendo i suoi confini e le sue fondamenta, così che l’Intelligenza Artificiale possa evolvere ma rimanere sotto il nostro controllo.
Cosa serve per fare questa cosa? Serve una struttura democratica e la partecipazione di tutti gli attori a questo tipo di intelligenza.
Quindi cosa dobbiamo fare per realizzare questo tipo di intelligenza?
Noi tecnici dobbiamo sicuramente creare gli strumenti adeguati a fornire la capacità di esprimere la volontà in maniera democratica.
Quindi non ci deve essere un soggetto che ci può vincolare ad esprimere questa volontà.
Possiamo rendere le interfacce accattivanti, possiamo rendere le reti veloci, possiamo fare un sacco di cose… ma poi serve qualcuno che faccia funzionare questo motore intelligente, e questo siete voi. Voi siete quelli che daranno i dati e daranno le indicazioni a questa intelligenza. Quindi cosa serve? Serve l’impegno ad avere la consapevolezza del proprio ruolo.
Mentre adesso siete utenti passivi, domani dovrete avere questa consapevolezza se vogliamo continuare a dichiararci la specie vivente più evoluta del sistema solare non più questa volta come singoli soggetti ma come una entità senziente collettiva.”
(monologo di Giuseppe Bertone – da ted.com)